lavori in quota piano di emergenza

I lavori in quota e l’importanza del piano di emergenza

Nell’ambito della valutazione dei rischi e nella stesura dell’elaborato tecnico della copertura, devono essere individuate le soluzioni in grado di ridurre il rischio di caduta nel corso delle attività dei lavoratori.

Inoltre, qualora venga adottato un sistema che prevede l’arresto di caduta, al progettista è richiesto di valutare se le condizioni del contesto, in caso di caduta e di sospensione del lavoratore, permettano un rapido e pronto recupero dell’infortunato (indicativamente non oltre i 29 minuti). Per dettagliare ciò deve essere redatto un Piano di Emergenza che stabilisca chi e come deve intervenire in caso di soccorso, le attrezzature necessarie ed i punti di ancoraggio da utilizzare. Tutti elementi fondamentali che si integrano per garantire adeguati soccorsi, sempre considerate anche le condizioni specifiche del luogo.
Quindi, ogni qualvolta si renda necessario l’uso di un sistema dove sia contemplato “l’arresto caduta”, si deve prevedere la presenza dei dispositivi di soccorso idonei alla situazione e di lavoratori che posseggano le capacità per garantire autonomamente l’intervento di soccorso.

Questo è un aspetto spesso sottovalutato in fase di progettazione e dagli addetti che operano in quota. Infatti, non sempre i colleghi o il personale presente è a conoscenza di tutte le manovre richieste o dei pericoli che possono verificarsi a danni dell’operatore sospeso.

Avete mai sentito parlare di sindrome da sospensione? Come gestireste il recupero di una persona cosciente o incosciente rimasta sospesa a lungo?

Ecco alcune dritte comportamentali che non devono essere tralasciate, onde evitare di portare a complicazioni che possono compromettere le funzioni vitali.

Cosa fare in caso di sospensione?

Con “sindrome da sospensione inerte” si intende una situazione nella quale un corpo, rimasto appeso senza movimento per un certo periodo di tempo, giunge al collasso. La sindrome da sospensione si presenta solitamente come conseguenza di una perdita di coscienza, ad esempio in seguito ad un trauma cranico, oppure per via del prolungarsi di una situazione di immobilità e sospensione, come nei casi di sfinimento o ipotermia.
Si è stimato che un corpo può resistere per un massimo di 15-30 minuti in una condizione di sospensione passiva: per questo è fondamentale organizzare il recupero entro i 20 minuti successivi all’incidente.

La causa più probabile del collasso è l’accumulo di sangue negli arti inferiori, con conseguente sofferenza da parte del cuore che non riceve il necessario apporto sanguigno. Il collasso può essere annunciato da un senso di debolezza e nausea: pertanto, se l’addetto lamenta questi sintomi, sarà fondamentale agire immediatamente.

Un intervento tempestivo è importantissimo per salvare la vita all’incidentato, ma lo è altrettanto sapere come procedere correttamente, senza compromettere le sue funzioni vitali.

In caso di incoscienza dell’infortunato, bisognerà iniziare le manovre di evacuazione calandolo possibilmente verso il basso in posizione “semiseduta”: il busto sollevato a 30° gradi e le ginocchia sollevate aiuteranno a prevenire un afflusso incontrollato del sangue con alterazioni del ritmo cardiaco. Un improvviso cambio di postura può portare ad un arresto cardiaco o a gravi danni degli organi interni. Fate quindi attenzione: non adagiate la vittima di incidente in posizione supina una volta giunti al suolo.

Quando invece l’infortunato è cosciente e non fosse semplice adagiarlo in posizione “semiseduta”, bisognerà cercare di stimolare una regolare circolazione sanguigna intervallando movimenti di busto e ginocchia.

L’altro lato della medaglia: il soccorritore

Ci teniamo infine a porre l’accento su un ultimo aspetto importantissimo delle situazioni di emergenza e recupero: il soccorritore. La stesura di un corretto piano di salvataggio consente non solo di aiutare e, ci si augura, di salvare chi è sospeso, ma anche di non esporre il soccorritore e gli altri colleghi dell’unità di lavoro ad un ulteriore pericolo.
Trattandosi quasi sempre di procedure complesse e tecniche, gli addetti devono essere, lo sottolineiamo nuovamente, in possesso di formazione e di addestramento per  “lavori in quota” e/od a “sistemi di accesso e posizionamento mediante funi, come riportato nell’allegato XXI del D.Lgs 81/08.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *